due parole per Natale 2020

fra Roberto Benvenuto:
Questo Natale, così esteriormente diverso dal solito, ci trova smarriti e turbati dalla pandemia che ha colpito il mondo intero. Si sono frantumate molte delle nostre sicurezze, le nostre relazioni state messe a dura prova, forse alcune si sono disgregate, si sono offuscate progettualità e speranze. Ed è proprio in questo buio esistenziale che irrompe la luce di Dio che si fa uomo per noi.
Per portare la luce nelle nostre tenebre. Per farci sentire con forza che è Dio con noi, Dio in mezzo a noi. Il Vangelo ci narra delle precarie condizioni nelle quali avviene la nascita del Signore Gesù, il Figlio di Dio.
Nella notte delle nostre notti insonni, nelle notti dei nostri giorni faticosi e preoccupati, nelle notti del nostro soffrire, nella notte del nostro peccato, irrompe la luce di un bambino che nasce a Betlemme, e sconfigge ogni notte del mondo. Questo Natale può davvero essere una grande opportunità di riscoprire ciò che conta davvero, ciò che anche noi abbiamo distrutto col virus dell’indifferenza e del non amore per i fratelli e per il creato. Un’occasione per riscoprire la nostra fiducia in Dio, presente davvero nella nostra storia. La luce e la speranza che ci dona il Natale faccia di tutti noi angeli messaggeri di questa incredibile straordinaria buona notizia!
Buon S. Natale.

don Giovanni De Rosa:
Per questo Natale auguro a tutti di vero cuore che la luce che proviene dalla grotta di Betlemme che è accecante e trasformante, possa illuminare e avvolgerci tutti, e soprattutto non la ostacoliamo anzi permettiamole di filtrare nei nostri cuori, illuminandoli e fare in modo che possa riflettere agli altri. Perché il Verbo di Dio nasce per condividere la nostra sofferenza, affrontare con noi le paure, attraversare con noi le ferite del nostro cuore. E Lui nasce proprio nei nostri cuori e piange, ti vuole, ti cerca nello stupore e nel calore dell’amore. Allora Buona Natale a chi sa amare e a chi non sa amare, a chi è amato e a chi non si sente amato. Egli ci ha amato e continua a farlo senza ricevere nulla in cambio, se non il Calvario. È questo il perenne linguaggio dell’amore che il Bambino Gesù ci trasmette dalla mangiatoia di Betlemme, insieme a Maria sua e nostra Madre, e a suo padre putativo, Giuseppe.

don Marco Zaina:
Se domenica scorsa la liturgia della Parola ci presentava il buon proposito del re Davide di costruire una casa al Signore Dio, il vangelo della notte di Natale ci racconta della casa che Dio si sceglie. Non ha esigenze particolari se non che quella casa abbia sempre la porta aperta perché nessuno si trovi nel disagio di chiedere “E’ permesso?”. A Gesù non servono particolari cose per l’accoglienza degli ospiti: non servono sedie, poltrone, tavole imbandite.  Il bambino avvolto in fasce  e deposto nella mangiatoia, la tenerezza di Maria, lo sguardo paterno, buono di Giuseppe parlano da soli. E’ come se dicessero “Entra anche tu, non aver timore; condividi la nostra Gioia e sia la tua Gioia; portala con te e fanne dono a chi incontrerai sul tuo cammino”.

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