due parole per domenica 4 luglio 2021 – XIV domenica del tempo ordinario B

don Giovanni De Rosa:
Le tre letture della liturgia odierna si riferiscono alla stessa esperienza di limite, di fallimento alla quale va incontro chi, fedele al dono di Dio, si trova a volerlo condividere. Lo stupore dei compaesani di Gesù è dato dalla mancata corrispondenza tra quello che sanno di Gesù e l’evidente singolarità del suo modo di fare e parlare. Se la meraviglia li avesse spinti a trovare risposte nuove alle loro domande, quanto bene avrebbero ricevuto!
Per di più i discorsi dei nazareni sono impostati sul pettegolezzo: parlano tra di loro, in maniera malevola, riesumando l’antico chiacchiericcio che avvolse la madre di Gesù nel momento della gravidanza. Perché i figli venivano individuati con il nome del padre; farlo con il nome della madre voleva dire nutrire sospetti sul concepimento. Davvero dovremmo pensare quante volte anche noi cadiamo nel pettegolezzo…
Il parlare di Gesù è diretto, chiaro… Gesù fa ritorno al suo paese e nonostante il rifiuto netto, la misericordia di Gesù non riesce a rimanere completamente paralizzata: anche nel deserto relazionale che non si aspettava, vede spuntare in pochi il tenue stelo della fede, che gli permette di cercare il contatto e donare la salvezza.

don Marco Zaina:
Da quando Dio si è manifestato nella storia dell’umanità -da Abramo in poi- non sempre l’uomo ne ha accettato la presenza: un po’ perché Dio è troppo esigente, un po’ perché “invisibile” (e l’uomo spesso se non vede non crede, e tante volte anche se vede, dubita); un po’ perché il Suo modo di fare non è in sintonia col modo di fare dell’uomo.
Eppure Dio, nonostante il rifiuto dell’uomo, non rinuncia a stabilire dei “segni” tra gli uomini, senza imporsi, cui gli uomini possono far riferimento, se lo desiderano. E’ il caso dei profeti, dello stesso Gesù: apprezzati da alcuni, derisi e ostacolati da altri.
Al profeta Ezechiele (prima lettura) che viene inviato al popolo, Dio dice: “….sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro”.
Gesù, rifiutato e crocifisso, ha lasciato dei “segni” per sempre: i sacramenti, la Sua Parola, la Chiesa; affinché non solo chi lo ha accolto fin da subito, possa vivere di questi, ma anche chi se ne sta lontano possa -se ne avrà bisogno, se capirà- avvicinarsi a Lui attraverso questi segni e cambiare la propria vita, migliorarla, arricchirla di qualcosa di prezioso.
Anche oggi viviamo di questi segni e anche oggi c’è chi crede, chi è incredulo, chi dubita. Dio dice a chi crede: “Sappiano almeno che Dio è in mezzo a loro”.
E lo dice a chi crede perché sia proprio il credente a mantener vivi questi segni, nella loro preziosità, nella loro efficacia, nel loro valore, nella loro verità.
Chi non crede o dubita, possa trovare nel credente un riferimento sicuro per incontrare e accogliere quel Dio che è Via Verità e Vita.

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