due parole per domenica 26 settembre 2021 – XXVI domenica del tempo ordinario B

don Marco Zaina:
“Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!”
Così Mosè replica a chi fa le sue rimostranze perché alcune persone (Eldad e Medad) si comportavano da profeti senza aver avuto un “mandato ufficiale”. Non erano infatti andati alla tenda insieme agli altri anziani.
Analogamente Gesù risponde a chi lo metteva al corrente del caso di “uno” che scacciava demoni nel nome di Gesù: “Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e possa subito parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi”.
Non dimentichiamolo: chiunque può fare buone azioni. Non serve avere un’autorizzazione, un permesso per farle. Anche un “non cristiano” può fare buone azioni. Non possiamo sapere in che modo, né quando, ma lo Spirito del Signore agisce in tutti. E’ compito di ciascuno, specialmente se cristiano, riconoscere questa azione e vivere di conseguenza.

don Giovanni De Rosa:
Ad una prima lettura, ad un primo ascolto questo testo può sembrare duro. Ma stiamo attenti l’uomo citato nel Vangelo si poggia sull’autorità di Gesù. Che male c’è? Eppure alcuni lo ritengono scorretto, perché a parer loro non risulta “regolarmente iscritto” al gruppo, come i due “non iscritti” di cui ne abbiamo sentito parlare nella prima lettura (Nm 11, 25-29) di cui viene riferito a Mosè. Però amici non è possibile non rilevare lo sprone che ci giunge quest’oggi dalle parole sapienti di Mosè: “Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!”. Attenzione nel giorno del nostro Battesimo siamo stati costituiti “membra di Gesù Cristo, sacerdote, re e profeta”. Ciascuno di noi è chiamato ad essere profeta. Essere “profeta” in senso biblico, non ha nulla a che vedere con le predicazioni del futuro… cartomanzia… “Profeta” è l’uomo che custodisce la relazione con Dio al di sopra di tutto ed è, per questo, capace di riconoscerlo nelle pieghe della storia, personale e collettiva. È una vera e propria arte dell’interpretazione della realtà, alla luce della fede. Capiamo quindi che oggi ci viene chiesto di essere “profeti” che significa riconoscere il passaggio di Dio negli avvenimenti ordinari e straordinari della vita, e aiutare i cuori, spesso smarriti di alcuni nostri fratelli e sorelle, ad aderire al movimento che lo Spirito Santo suggerisce, a camminare cioè sui passi di Dio.

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