due parole per domenica 3 ottobre 2021 – XXVII del tempo ordinario B

don Marco Zaina:
La famiglia: un tesoro prezioso che va custodito. E’ il luogo dove ci si ama, si nasce, si cresce, si impara ad amare, ad aprirsi al mondo, dove si sperimenta la sofferenza e anche la morte.
Ai farisei che, per metterlo alla prova, chiedono a Gesù se sia possibile per un uomo ripudiare la propria moglie, Gesù alla fine risponde: “L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”.
La famiglia, se è il luogo dell’amore, non può conoscere divisione: non è pensabile dividere l’amore a “fette” come una torta: l’amore non si distribuisce, si vive;
se è il luogo dove si nasce, deve necessariamente vivere la comunione;
se è il luogo dove si cresce, deve poter contare sul contributo di tutti;
se è il luogo dove si impara ad amare, deve ancora fondarsi sulla comunione: da chi altrimenti imparo ad amare, se non da chi già lo vive?;
se è il luogo dove si impara ad aprirsi al mondo, c’è bisogno di chi inizialmente mi “tiene per mano” e mi accompagna, per poi vedermi operare in autonomia (ma non in solitudine);
se è il luogo dove si sperimenta la sofferenza e anche la morte, non può prescindere da quell’amore che si declina in presenza, accompagnamento, sostegno, aiuto, servizio, preghiera.
Ancora una cosa: famiglia non è solo sposi-marito-moglie-genitori-figli-nonni-nipoti-zii. Famiglia può essere anche parrocchia, ufficio, squadra, città, nazione (non possiamo sentirci uniti solo quando la nazionale vince i mondiali!!!!),……..
E’ vero: ci sono anche famiglie dove le cose non vanno bene, dove purtroppo c’è divisione. Ma ricordiamo che c’è sempre una famiglia un po’ più grande al cui interno c’è questa famiglia più piccola e in difficoltà, in sofferenza. Non ci sia giudizio, non ci sia emarginazione, non ci sia critica, ma quell’amore che si affianca, cerca di ascoltare, di capire, di aiutare, di sostenere.
La Famiglia: un tesoro prezioso che va custodito. E forse anche un po’ ritrovato. 

don Giovanni De Rosa:
Fra tanta varietà di esseri viventi, l’uomo resta solo, distanziato da tutti per i doni altissimi dell’intelligenza e della volontà, che lo rendono immagine di Dio. Il Signore provvede a riempire la solitudine creando la donna, Eva; e quando gliela presenta, Adamo prorompe in un grido di gioia, riconoscendo in lei la compagna in tutto simile a lui. Creato per essere l’aiuto dell’uomo, la donna lo completa, come essa stessa è da lui completata. Provvidenzialmente il vangelo di oggi termina con il brano riguardante i bambini. Ripetendo il gesto delle donne ebree, i genitori cristiani devono portare i figli a Gesù perché, da lui benedetti e crescendo alla sua scuola, conservino l’innocenza e siano un giorno introdotti nel Regno dei cieli. Ci ritroviamo davanti a due vocazioni diverse e complementari. Quello che i genitori fanno nell’ambito della famiglia, i consacrati lo compiono nella società per i figli degli altri, specialmente dei più abbandonati e bisognosi di una guida che li porti a incontrare Gesù a vivere secondo il Vangelo.

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