due parole per lunedì 1 novembre 2021 – Solennità di Tutti i Santi

don Giovanni De Rosa:
Chi ascolta, Gesù, il Maestro, sente chiamarsi beato. Ognuno, ma soprattutto il discepolo, mette a confronto questa affermazione, data come certa ed effettiva, con la propria condizione di vita incerta, attraversata da tante situazioni difficili con cui bisogna misurarsi. Come si può essere beati tra i tanti problemi, tra le tante necessità che assillano la mente e il cuore, che tolgono respiro all’anima, orientando alla sfiducia fino a far cadere le braccia? Chi ascolta Gesù, ieri come oggi, non riesce immediatamente a percepire il senso di quella beatitudine che, di fatto, appare negata nella vita; tuttavia, avverte subito l’autorevolezza del Maestro, la forza coinvolgente del suo messaggio. La beatitudine scaturisce, dunque, da un cuore abitato dall’amore del Padre; non è la quiete che pone a distanza i problemi e le difficoltà, quanto la disposizione del cuore e legarsi con il vincolo dell’amore di Gesù Cristo. Questa consapevolezza, quale gioia che conduce a rileggere la vita, rende abili a trovare quello che di buono c’è, anche nella prova; aiuta a non essere travolti dalle difficoltà, dona energia e forza, ben oltre le tante fragilità.

don Marco Zaina:
Il giorno in cui celebriamo la festa di “Tutti i Santi” il nostro pensiero non va solo a quelle persone che si sono meritate dalla Chiesa il riconoscimento della Santità, ma anche ai santi di ogni giorno, quelli con la “esse” minuscola. Premesso che tutti, uomini e donne, sono chiamati alla santità, possiamo anche chiederci: “Ma come si fa a diventare santi?” O meglio: “Come si fa ad essere santi?”
La risposta è abbastanza semplice ma inevitabilmente richiede impegno.
La “guida alla santità” è contenuta nel discorso delle beatitudini. Lì si parla di beatitudine, di felicità.
E’ la felicità di chi si sente figlio, figlia di Dio.
E’ la felicità di chi sceglie di vivere secondo i “comandi” di Dio: “Ama Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le tue forze; e ama il prossimo come te stesso”.
E’ la felicità di chi vive la vita di ogni giorno con la consapevolezza e la certezza che Dio gli è accanto.
E così, nonostante le difficoltà, la fatica, gli insuccessi, le fragilità, si vive la santità.
E’ la santità della mamma e del papà quando cullano il bambino che piange per farlo calmare; quando si siedono accanto al figlio, alla figlia ormai grandi per condividere i loro momenti difficili, o per condividere con loro i momenti difficili della famiglia. E sono felici quando insieme riescono ad andare avanti.
E’ la santità del lavoratore che sa che il suo lavoro gli dà da vivere ma è anche per gli altri. Ed è felice e orgoglioso quando sa che anche solo una parte di quel prodotto è opera sua.
E’ la santità di chi vive con pazienza accanto a chi soffre: che sia un medico, un infermiere, un parente. Ed è felice di poter essere vicino a chi ha bisogno.
E’ la santità di un bambino che, senza saperlo, con i suoi “occhioni” trasmette gioia agli altri. Ed è felice perché poi anche lui sorride.
E’ la santità di chi raccoglie un carta da terra, per gettarla nel sacco dell’immondizia. Ed è felice perché sa che anche così ci si prende cura del creato.
E’ la santità di chi educa, di chi aiuta a formare coscienze. Ha paura di non essere all’altezza, di sbagliare; ma è anche felice di poter aiutare l’altro a crescere e affrontare la vita con gioia.
E’ la santità e la felicità di ogni giorno, quando si vive amando Dio e il prossimo come se stessi.

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