due parole per domenica 7 giugno, SS Trinità

don Marco Zaina:
Nella sua brevità, la seconda lettura merita un’attenzione particolare. San Paolo sembra associare l’essere gioiosi al “tendere alla perfezione”. Quasi a dire che non è possibile riconoscere, accogliere e vivere i doni di Dio, di Gesù e dello Spirito Santo, se non siamo gioiosi.
Quale gioia ci hai dato Signore…. Vederti risorto….
Riusciamo ad essere persone di gioia? 

fra Roberto Benvenuto:
La Trinità prorompe nella nostra vita con il Battesimo, e ogni qualvolta che ci facciamo il segno della croce nel nome del Padre del Figlio dello Spirito Santo ne facciamo memoria.
La Festa odierna, ha avuto origine dalla devozione popolare agli inizi del secondo millennio.  È una festa che non esplica razionalmente e nei dettagli la Santa Trinità, ma ci induce invece a contemplarla e a viverla nella nostra vita di ogni giorno. Se Dio è unito nel dialogo tra le tre Persone, e se Dio è in costante inesauribile dialogo con noi, sue creature, suoi figli, ne deriva una conseguenza dalla quale non possiamo scappare. Anche noi siamo chiamati a riconoscerci figli, e a vedere nel volto di ogni fratello, nessuno escluso, il volto di Dio. A vivere relazioni buone, a costruire il bene comune, alla solidarietà gratuita e alla condivisione. L’uomo non si realizza in un’autonomia assoluta, illudendosi di essere Dio, ma, al contrario, riconoscendosi quale figlio, creatura aperta, protesa verso Dio e verso i fratelli.  In questa società globalizzata e individualista, siamo chiamati ad essere testimoni di comunione, quella comunione che ha radici in cielo proprio nella Santa Trinità.

don Giovanni De Rosa:
Solo Gesù Cristo poteva rivelarci il vero Dio. Essendo Gesù il Verbo, Dio fatto uomo, solo lui può dischiuderci la via al Padre perché vedendo lui si vede il Padre. A favorire questa comunione con il Padre è lo Spirito Santo, lo stesso che aveva condotto Gesù per tutto il ministero fino alla morte di croce e che da Questi era stato effuso sugli apostoli il giorno di Pentecoste. Dall’incarnazione di Gesù capiamo quindi che Dio è “Trinità”. Un Dio che è Uno ma allo stesso tempo è anche Comunione di Persone, che vive in se stesso sin dall’eternità il fascino della reciproca appartenenza fra le Tre Persone, per cui nessuna è superiore alle altre ma tutte si complicano a vicenda in ogni cosa, perché ciascuna appartiene all’altra e sono unite tra loro dall’Amore reciproco indissolubile. L’amore è la ragion d’essere del Dio Trinità. Ma il fatto che Dio abbia così rivelato se stesso significa anche che la comunione trinitaria non è una prerogativa gelosa del Signore, ma che piuttosto anche noi ne siamo avvinti e resi partecipi. Nell’incarnazione di Dio in Gesù Cristo la Trinità stessa infatti opera affinché noi per mezzo di Cristo entriamo in comunione con il Padre per opera dello Spirito Santo e Cristo è pertanto la via di accesso al vero Dio. Questo entrare in comunione con lui ci offre lo stato di grazia che è la condizione per cui noi possiamo davvero essere graditi a Dio e vivere costantemente nella relazione con Lui; è il vincolo d’amore con il quale Dio stesso ci ha legati a sé, di cui solamente il Dio Uno e Trino può farci dono. Oggi carissimi/e nella preghiera chiediamoci mi sento in comunione con la Santissima Trinità?

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