due parole per domenica 6 settembre 2020

fra Roberto Benvenuto:
Chi può dire di non aver vissuto o di non vivere conflitti nella propria vita di relazione con gli altri? I conflitti avvelenano troppo spesso le nostre giornate e tolgono sonno alle nostre notti. Anche la Comunità Cristiana non è certo esente da tutto ciò, e ciascuno di noi saprebbe raccontare immediatamente la propria esperienza in merito. Ma la pagina del Vangelo di oggi ci dà il modo di affrontare il conflitto tra fratelli nella fede: la correzione fraterna. Correzione, che vuol dire insieme capiamo come meglio camminare con e verso ciò che il Signore ci indica. Fraterna, che vuol dire delicatezza, comprensione, porgere la mano per cambiare rotta, non per spingere via. Troppo difficile? Forse sì, siamo uomini deboli, ma ci soccorre sempre e comunque la preghiera incessante al Signore e al suo Santo Spirito che ci guida.

don Marco Zaina:
Quando sentiamo parlare di errori, di reati, di trasgressione di una legge, di comportamenti scorretti,….. immediatamente il pensiero va al rimprovero, al castigo, alla punizione esemplare, alla richiesta di risarcimento, alla sanzione, al codice penale, ad una giustizia che deve essere fatta, e……… chissà ancora a cosa. Un linguaggio pesante, che usa parole solenni, formali, cariche di tensione, paura da trasmettere.
L’espressione “correzione fraterna”, invece, sembra quasi una ventata d’aria fresca che entra da una finestra che si apre improvvisamente e disperde nello spazio i pensieri di castighi, rimproveri,  punizioni, provvedimenti,  ecc.
Correzione fraterna: un’espressione lontana da quelle che di solito si sentono quando si giudica.
Purtroppo non sempre è facile aprire quella finestra, specialmente quando il desiderio di giustizia non passa attraverso la Misericordia.

don Giovanni De Rosa:
Il Vangelo vuole ricordarci che l’unità realizzata nei fatti e non solo a parole fa di noi un’immagine ancor più fedele ed eloquente di Dio: il Padre e il Figlio operano sempre insieme, ciascuno con un compito ben preciso; non c’è confusione, né di persone, né di competenze; lo dice il nome stesso dei soggetti che compongono la Trinità: il Padre non può sostituirsi al Figlio e il Figlio non può decidere autonomamente dal Padre. Il Vangelo di oggi resta una delle pagine più importanti di tutta la Rivelazione neotestamentaria; paradossalmente è tra le (pagine) meno comprese e meno apprezzate: chi, per una forma di istintiva repulsione, per avere affrontato conflitti, o subito soprusi, non crede nel valore della comunità, come potrà arrivare a convertirsi ad essa? Dovremmo anche porre la domanda cambiando l’ordine dei termini: come può una comunità convertirsi ad un soggetto, il quale reca in sé una sofferenza profonda, oppure manifesta indifferenza nei confronti della stessa? In tutte e due i sensi, si tratta di vera e propria conversione! E per convertirsi bisognerebbe essere tutti un po’ più umili.

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