due parole per domenica 13 settembre 2020

fra Roberto Benvenuto:
Come potrò mai perdonare l’offesa grave che ho ricevuto? Il male che mi è stato procurato? Il danno che ha rovinato la mia vita? La maldicenza che ho sentito su di me e ha allontanato da me le persone?
Sembra proprio una impresa troppo difficile per noi! Ma la Sacra Scrittura ecco che ci viene in soccorso: la strada per imparare la bellezza e la grandezza del perdono è una strada lunga, un apprendimento che richiede tante tappe. Infine tutto ciò riceve una luce nuova dalla pagina del Vangelo. Il perdono non ha confini di spazio e tempo, e questa grandezza è possibile solo perché ciascuno di noi è stato perdonato per sempre nella morte in croce e nella Risurrezione di Gesù Cristo. Ogni peccato viene lavato nell’acqua del Battesimo che abbiamo ricevuto, misericordia e pace ci vengono donate in ogni Eucarestia, siamo perdonati nel sacramento della Riconciliazione. E come uomini e donne perdonati sapremo anche noi a nostra volta perdonare i fratelli.

don Giovanni De Rosa:
Che in queste pagine si esorti al perdono come rimedio irrinunciabile alle offese e ai torti subiti, balza subito alla nostra attenzione. Perdonare vuol dire di conseguenza amare con certezza, perché implica l’accogliere e l’accettare senza condizioni, il compatire e vivere l’empatia verso l’altro. Se Dio non ci accettasse, non compatisse i nostri limiti e se non si fosse fatto Dono egli stesso per noi, non avremmo avuto modo di esistere e non potremmo guadagnare la salvezza. Invece in Dio il perdono vince il peccato in nome dell’amore. Per l’appunto, solo Dio ne è pienamente capace. Egli si comporta nei nostri confronti come un creditore che dovrebbe esigere dalla sua controparte un debito colossale, inestinguibile. Solo il perdono di Dio, il suo amore e la sua misericordia possono ottenere il condono, con le sue sole forze l’uomo non è in grado di guadagnare la salvezza. E appunto questo ha fatto Dio in Cristo: ci ha accordato la riconciliazione con Dio, mettendoci in condizioni di meritare la salvezza. Non soltanto Dio sulla croce del suo Figlio ha perdonato il nostro errore, ma lo ha espiato per cui solo per i meriti di Cristo possiamo salvarci. Il perdono di Dio è gratuito e si protrae anche oltre il mistero della morte e della resurrezione di Cristo, poiché interessa la nostra vita quotidiana, i nostri ambiti di convivenza sociale, comunitaria e personale. Dio insomma continua a perdonare in ogni situazione in cui ci troviamo, in ogni condizione e senza riserve, al di là dei nostri meriti effettivi. Iniziamo allora da questa domenica a intraprendere la strada della conversione.

don Marco Zaina:
Rancore, ira, vendetta, collera, odio: parole molto forti che ascoltiamo dalla Parola di Dio di questa domenica , alle quali si contrappone una sola parola del vangelo: perdono.
Domenica scorsa si parlava di correzione fraterna, oggi di perdono. A ben pensarci, non può esserci correzione fraterna se non c’è perdono e non può esserci perdono se non c’è correzione fraterna.
Pietro domanda a Gesù fino a quante volte bisognerebbe perdonare, come se si dovesse prevedere un limite dettato dall’umana sopportazione. E chiede: “Fino a sette volte?” ritenendo forse che perdonare a uno che ti fa del male fino a sette volte potrebbe essere più che sufficiente.
Ma Gesù, come sempre, stupisce e spiazza il suo interlocutore: “Non fino a sette, ma fino a settanta volte sette” risponde.
Mi vien da sorridere ricordando l’osservazione che una volta a catechismo mi fece un bambino leggendo questo brano del vangelo: “Ma Gesù insegnava anche le tabelline?”
Tutti da piccoli ci siamo trovati lì, davanti a quel quadrato diviso in tanti quadratini, con la prima riga in alto contenente i numeri da 1 a 10 e così la prima colonna a sinistra. E poi via, come una cantilena infinita: uno per uno uguale a uno; uno per due uguale a due …cinque per cinque uguale a venticinque….. sette per sei uguale quarantadue….Da imparare a memoria.
Se provassimo a recitarla anche oggi e ad andare oltre al “sette per dieci uguale a dieci”, e arrivare al “sette per dodici uguale a ottantaquattro”, “sette per tredici uguale a….”, “sette per ventisette uguale a…” (la tabellina del sette infinita) probabilmente ci troveremmo un po’ in difficoltà e decideremmo in cuor nostro che effettivamente basta andare fino al “sette per dieci uguale settanta”….. Se serve di più ci pensa la calcolatrice.
Così era per Pietro: fino a sette volte va bene, ma oltre comincia ad essere difficile.
Gesù dice: “No. Sarà difficile, ma non impossibile. Allenati, esercitati a perdonare, ad amare. Con l’aiuto dello Spirito Santo ce la farai”.
Così come con la tabellina del sette infinita. La Misericordia infinita……..

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