due parole tra 2021 e 2022

don Giovanni De Rosa:
Eccoci alla prima domenica del nuovo anno, e in questa domenica ci ritroviamo con il prologo di Giovanni. Come mai? Ebbene siamo tutti nuovamente in cammino per un nuovo anno. A chi affidarci? Di certo no ai maghi o ai cartomanti, ma ce lo dice proprio il prologo cioè dobbiamo avere fiducia e speranza in Dio, perché lui ha voluto e vuole farsi conoscere da noi, da ognuno di noi. Dio vuole farci conoscere tutto quello che è necessario per vivere in modo utile, significativo e risolutivo in questa vita. Accogliendo questo dono possiamo avere accesso al suo mondo, a un’altra dimensione, possiamo fare una esperienza che altrimenti sarebbe irraggiungibile. È per questo motivo che la fede è anche difficile e crea dei problemi e delle difficoltà a tutti noi; perché ci spinge ad auto-trascenderci, ad andare oltre noi stessi, a superare i nostri limiti, a spingerci oltre l’immediato e incamminarci su un sentiero in parte sconosciuto, un sentiero che però possiamo percorrere fidandoci di Dio, delle sue parole, dei suoi consigli. E questo è anche il mio augurio a tutti per questo nuovo anno.

don Marco Zaina:
Si chiude un anno e ne inizia un altro in quella che è una sequenza temporale di cui prendiamo atto solo in certe situazioni. In altre parole: il tempo passa e non ce ne rendiamo conto, se non…..
E’ un classico tracciare il bilancio a fine anno: cosa è andato bene, cosa no. Ed è altrettanto ovvio guardare avanti. Ma si sa: il passato sappiamo benissimo cosa ci ha riservato. Il futuro possiamo solo immaginarlo.
E forse ci preoccupa un po’, o addirittura talora può spaventare.
Meno male che le porte di ogni anno che inizia si aprono invitandoci a festeggiare, e così il pensiero, la preoccupazione del domani un po’ si affievolisce.
E tutto sommato poi si riparte, alla scoperta di ciò che il domani tiene in serbo per noi.
Come credenti però non possiamo limitarci a vivere il passaggio da un anno all’altro così. La liturgia ci invita a fare due cose: ringraziare e volgere lo sguardo verso il futuro, forti di due grandi doni: ricevuto uno e rinnovato l’altro.
Ringraziare. L’ultimo giorno dell’anno durante la messa si dà spazio a questo gesto con il TE DEUM.
Pensiamoci: abbiamo tante cose per cui ringraziare. Se ci fermiamo per qualche minuto a pensare, a guardare indietro, troveremo sicuro tanti motivi per dire grazie. Non importa a chi, ma almeno avremo la consapevolezza che qualcuno bisognerebbe pur aver ringraziato. Tra i tanti sicuramente va ringraziato anche il buon Dio, che mai si stanca di essere in mezzo a noi e proporsi come Via, Verità e Vita; come Luce che illumina il cammino; come fonte di Amore misericordioso.
Volgere lo sguardo verso futuro. Il primo giorno dell’anno è anche la solennità di Maria Santissima, Madre di Dio. Non dimentichiamo mai che dalla croce Gesù ci ha affidati a Maria, sua mamma. E se talvolta facciamo fatica a credere a Dio, che non vediamo, come non credere ad una donna, essere umano come noi, che per lui è stata mamma? E questo è il dono che abbiamo ricevuto.
C’è poi il dono rinnovato, la benedizione di Dio al suo popolo, che viene annunciata ogni primo giorno dell’anno:
Ti benedica il Signore e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace
Guardiamo avanti con la luce che Dio ci trasmette, con cui “investe” il nostro volto, la nostra vita. Sforziamoci di sorridere un po’ di più.
E’ anche la giornata mondiale per la Pace. La 55°. Se pensiamo che sono 55 anni che si celebra questa giornata -e a livello mondiale- e che ancora questa pace mondiale non c’è, vien da chiederci perché.
La risposta per il cristiano è scontata: non c’è abbastanza Amore che possa arrivare a tutti gli esseri umani. Eppure se ne parla tanto, si moltiplicano le iniziative, le opportunità di fare del bene. Ma non basta.
Forse la causa è da altra parte. Anche qui il buon Dio ci dice qualcosa. Ha scelto di nascere, di essere in tutto simile agli uomini, anche per il suo modo di venire al mondo. E quando è nato, i primi ad essere avvertiti sono stati i pastori, considerati tra gli “ultimi”. Dio non si è rivolto subito ai re della terra (peraltro sono stati i Magi ad andare a cercarlo, con buone intenzioni; e pure Erode è andato a cercare Gesù con intenzioni tutt’altro che buone). Gesù è partito da “zero”, ha cominciato dagli ultimi, dal basso.
Per la pace dovremmo cominciare anche noi da “zero”, dal “basso”, dal fondo, cioè dal nostro cuore. Come posso portare pace, amore, se nel mio cuore non vivo la pace e l’amore?
Come posso portare pace e amore agli altri, ai lontani, se prima non vivo la pace e l’amore nella mia famiglia?
Cominciamo da qui. Non è facile (ci si sta provando da almeno 55 anni!!!!), ma con l’aiuto di Dio, della sua Sapienza, dello Spirto Santo sicuramente ce la possiamo fare.
Un bel grazie per il passato, il volto sorridente al futuro, i doni di Dio nel cuore e Buon anno a tutti.

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