due parole per domenica 22 novembre 2020

don Giovanni De Rosa:
L’anno liturgico con oggi si conclude. La pagina del Vangelo di oggi ci riunisce tutti dinanzi al volto di Colui che ci ama, ci ha creati e ci vuole salvare. Sì noi veramente siamo tutti dinanzi a Lui, tutta l’umanità è raccolta, nessuno è perduto, sia quelli di ieri, che di oggi e quelli di sempre. Oggi veniamo tutti interrogati o esaminati sulla carità. Gesù è stato buono con noi perché in anticipo ci ha fatto conoscere la materia d’esame; abbiamo avuto un intero anno per prepararci, non sempre ne abbiamo avuto voglia e la volontà. Si aveva altro da fare, e non ci siamo accorti che Egli si nascondeva nel volto e nelle piaghe dei fratelli e sorelle “scartati” da tutti. Era nascosto nel più piccolo e noi abbiamo giocato la vita con i grandi. Tutta la nostra storia ha un unico fine: sfociare tra le braccia di Cristo. E nel cammino della fede sfocia al termine del suo percorso nel mare dell’amore di Dio. Come ci dovrebbe confortare sapere che non siamo dei vagabondi, dei turisti, ma pellegrini che ritornano a casa e che qualcuno sulla soglia ci attende. Noi non siamo soli, Egli come un Pastore ci viene a cercare, anche nelle notte, anche tra i rovi. Ci vuole abbracciare per riportarci sempre nel luogo sicuro dove nessuno più può strapparci dal suo amore. Ecco chi è il nostro Re.

don Marco Zaina:
Quante volte ci siamo chiesti cosa significhi essere “caritatevoli”! Il vangelo di questa domenica ci aiuta a capirlo.
Nel momento del giudizio, dovremo render conto di come abbiamo saputo e voluto mettere in pratica, far fruttificare i talenti ricevuti (ricordiamo il vangelo di domenica scorsa?).
Una volta al cospetto di Dio capiremo se ci siamo comportati correttamente o meno, “caritatevolmente” o no.
E con meraviglia, per aver scoperto di aver fatto bene, o quasi a cercare una giustificazione perché non abbiamo fatto bene, chiederemo: “Ma quando è accaduto questo?”. E la risposta sarà molto semplice: Quando ci siamo presi cura dei più piccoli, oppure non l’abbiamo fatto.
E verrebbe da chiedere: “Ma questi piccoli, chi sono?”. E anche qui la risposta sarebbe molto semplice: I piccoli sono coloro che, allo stesso modo dei bambini, hanno bisogno di essere custoditi, difesi, aiutati a crescere, a vivere, ad amare la vita, che hanno bisogno di imparare anche da te come si ama.

fra Roberto Benvenuto:
L’anno liturgico si conclude con la solenne festa di Gesù Cristo Re dell’Universo. Gesù è Re di ogni uomo e dell’uomo in tutta l’interezza della sua persona. È un Re che alla fine dei tempi giudicherà tutto e tutti, separando col suo giudizio ciò che va salvato da ciò che va condannato.
Il Vangelo di questa Domenica dunque ci mette di fronte allo sguardo di Cristo che vede ciò che noi non vediamo o facciamo fatica a vedere.
E così lo sguardo del Cristo Re e Giudice ci interpella e ci chiede di prendere coscienza sul nostro modo di guardare gli altri e sul giudizio che esprimiamo nei loro confronti.
I semplici gesti di aiuto, carità e vicinanza espressi nel Vangelo costituiscono una sorta di alfabeto elementare delle relazioni umane. La novità consiste però nel fatto che il Giudice si identifica con i destinatari delle azioni misericordiose: “Tutto quello che avete fatto – o non fatto – a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto– o non fatto – a me”.
Ed é allora la Carità il criterio di giudizio che distinguerà, separandoli, coloro che hanno operato il bene da coloro che non l’hanno fatto.

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